Nella partita dei dazi, Cina e Ue giocheranno carte alternative?

Fabrizio Onida   (Sole 24Ore 24 dicembre 2024 )

In attesa delle prime mosse esplicite di politica economica estera della nuova amministrazione Trump, con particolare riguardo alla rivoluzione in corso nel me

Nella partita dei dazi, Cina e Ue giocheranno carte alternative?

Fabrizio Onida   (Sole 24Ore 24 dicembre 2024 )

In attesa delle prime mosse esplicite di politica economica estera della nuova amministrazione Trump, con particolare riguardo alla rivoluzione in corso nel mercato mondiale degli autoveicoli elettrici, è interessante il segnale (per ora puramente esplorativo) recentemente lanciato dalla Commissione Europea di un possibile accordo Ue-Cina in materia, non allineandosi alla prospettiva di una guerra dei dazi promossa da Trump contro la travolgente crescita dell’export cinese.  Bruxelles lascia trapelare una possibile strategia controcorrente, cioè uno  scambio tramite cui la Ue permetterebbe a case produttrici cinesi di accedere ai benefici di un programma europeo di sussidi alla produzione di autoveicoli elettrici e ibridi, in cambio di investimenti  in Europa che includano una collaborazione per il trasferimento alle fabbriche europee delle più avanzate tecnologie cinesi. Ne discenderebbe una accelerazione dell’offerta europea di autoveicoli elettrici, per ora in netto ritardo rispetto alla Cina e forse anche agli Usa. 

Tale prospettiva può certamente apparire a molti astratta e velleitaria, anche perché dovrebbe superare gli ostacoli previsti dalla normativa europea sul cosiddetto Golden Power (15 dicembre 2012 n. 21) che prevede un esplicito filtro dei governi nazionali su progetti di investimenti dall’estero in materia di difesa e sicurezza nazionale, estesa a energia-trasporti e telecomunicazioni.

Una analoga normativa vige da anni negli Usa, con ripetuti aggiustamenti al testo originale del CFIUS (Committee on Foreign Investment in US). Rispetto all’Europa, gli Usa  di Trump sono certamente meno interessati a dispute ideologiche come quelle sui diritti umani e sullo Stato sociale, mentre vigilano con attenzione sulla crescente concorrenza tecnologica con la Cina. Resta il fatto che, lungi dall’indebolire la strategia cinese di penetrazione dei mercati internazionali, le tensioni commerciali iniziate dal primo governo Trump (2016-2020) hanno spinto la Cina ad accelerare con successo il programma “Made in China 2025” in direzione di forti investimenti in R&S, veloce diversificazione produttiva e moltiplicazione delle catene del valore che vedono la Cina capofila anche al di là della grande regione dell’Asia orientale. In alcuni comparti come batterie al litio e moduli fotovoltaici l’export cinese è cresciuto in pochi anni a tassi esponenziali.

Incidentalmente, a fronte della fortissima crescita della Cina come paese manifatturiero (la sua quota sulla produzione manifatturiera mondiale è salita dal 9% del 2000 al 33% del 2019) , lo yuan cinese è stato recentemente pilotato dalla Banca centrale cinese   verso un deprezzamento del cambio  (anche oltre 7,5 yuan/dollaro), aumentando  la competitività-prezzo della Cina sui mercati globali.

I produttori europei di autoveicoli elettrici e ibridi, a cominciare dalla tedesca VW, potrebbero contrapporsi al protezionismo difensivo nei confronti della concorrenza cinese, puntando invece su un approccio inclusivo che rimetterebbe l’Europa al centro di una strategia ad ampio raggio che copra non solo la produzione di veicoli finiti, ma anche la vastissima gamma di componenti che compongono la filiera di ecosistema in rapida espansione in molte parti del globo, fino a includere a monte i laboratori di ricerca avanzata e a valle le reti di logistica.

La storia insegna che nel commercio internazionale l’emergere di nuovi campioni globali conta sempre meno sul classico protezionismo temporaneo dell’industria nazionale, con le inevitabili alternanze di attacchi, contrattacchi, misure di salvaguardia contro la “concorrenza sleale”, rappresaglie e altre armi offensive, mentre conta sempre più l’inseguimento delle frontiere tecnologiche, andando occasionalmente anche alla ricerca di alleanze con i più forti. Ne sono esempi fra tanti la storia di IBM, Apple, Samsung, Toyota, Taiwan Semiconductor e- per stare a un raro esempio di casa nostra- Luxottica con i suoi 24 miliardi di dollari di fatturato nel 2022.  

Nessuno vuole sottovalutare l’importanza della messa in guardia disincantata sulle mosse dei concorrenti, ma occorre mantenere l’orizzonte lungo su come meglio sfruttare le proprie energie in un mondo di giochi strategici ripetuti.

fabrizio.onida@unibocconi.it

rcato mondiale degli autoveicoli elettrici, è interessante il segnale (per ora puramente esplorativo) recentemente lanciato dalla Commissione Europea di un possibile accordo Ue-Cina in materia, non allineandosi alla prospettiva di una guerra dei dazi promossa da Trump contro la travolgente crescita dell’export cinese.  Bruxelles lascia trapelare una possibile strategia controcorrente, cioè uno  scambio tramite cui la Ue permetterebbe a case produttrici cinesi di accedere ai benefici di un programma europeo di sussidi alla produzione di autoveicoli elettrici e ibridi, in cambio di investimenti  in Europa che includano una collaborazione per il trasferimento alle fabbriche europee delle più avanzate tecnologie cinesi. Ne discenderebbe una accelerazione dell’offerta europea di autoveicoli elettrici, per ora in netto ritardo rispetto alla Cina e forse anche agli Usa. 

Tale prospettiva può certamente apparire a molti astratta e velleitaria, anche perché dovrebbe superare gli ostacoli previsti dalla normativa europea sul cosiddetto Golden Power (15 dicembre 2012 n. 21) che prevede un esplicito filtro dei governi nazionali su progetti di investimenti dall’estero in materia di difesa e sicurezza nazionale, estesa a energia-trasporti e telecomunicazioni.

Una analoga normativa vige da anni negli Usa, con ripetuti aggiustamenti al testo originale del CFIUS (Committee on Foreign Investment in US). Rispetto all’Europa, gli Usa  di Trump sono certamente meno interessati a dispute ideologiche come quelle sui diritti umani e sullo Stato sociale, mentre vigilano con attenzione sulla crescente concorrenza tecnologica con la Cina. Resta il fatto che, lungi dall’indebolire la strategia cinese di penetrazione dei mercati internazionali, le tensioni commerciali iniziate dal primo governo Trump (2016-2020) hanno spinto la Cina ad accelerare con successo il programma “Made in China 2025” in direzione di forti investimenti in R&S, veloce diversificazione produttiva e moltiplicazione delle catene del valore che vedono la Cina capofila anche al di là della grande regione dell’Asia orientale. In alcuni comparti come batterie al litio e moduli fotovoltaici l’export cinese è cresciuto in pochi anni a tassi esponenziali.

Incidentalmente, a fronte della fortissima crescita della Cina come paese manifatturiero (la sua quota sulla produzione manifatturiera mondiale è salita dal 9% del 2000 al 33% del 2019) , lo yuan cinese è stato recentemente pilotato dalla Banca centrale cinese   verso un deprezzamento del cambio  (anche oltre 7,5 yuan/dollaro), aumentando  la competitività-prezzo della Cina sui mercati globali.

I produttori europei di autoveicoli elettrici e ibridi, a cominciare dalla tedesca VW, potrebbero contrapporsi al protezionismo difensivo nei confronti della concorrenza cinese, puntando invece su un approccio inclusivo che rimetterebbe l’Europa al centro di una strategia ad ampio raggio che copra non solo la produzione di veicoli finiti, ma anche la vastissima gamma di componenti che compongono la filiera di ecosistema in rapida espansione in molte parti del globo, fino a includere a monte i laboratori di ricerca avanzata e a valle le reti di logistica.

La storia insegna che nel commercio internazionale l’emergere di nuovi campioni globali conta sempre meno sul classico protezionismo temporaneo dell’industria nazionale, con le inevitabili alternanze di attacchi, contrattacchi, misure di salvaguardia contro la “concorrenza sleale”, rappresaglie e altre armi offensive, mentre conta sempre più l’inseguimento delle frontiere tecnologiche, andando occasionalmente anche alla ricerca di alleanze con i più forti. Ne sono esempi fra tanti la storia di IBM, Apple, Samsung, Toyota, Taiwan Semiconductor e- per stare a un raro esempio di casa nostra- Luxottica con i suoi 24 miliardi di dollari di fatturato nel 2022.  

Nessuno vuole sottovalutare l’importanza della messa in guardia disincantata sulle mosse dei concorrenti, ma occorre mantenere l’orizzonte lungo su come meglio sfruttare le proprie energie in un mondo di giochi strategici ripetuti.

fabrizio.onida@unibocconi.it