Fabrizio Onida ( Sole 24Ore 5 gennaio 2025)
Circa 30 anni fa Lester Thurow (MIT) concludeva il suo volume “Testa a testa. Usa Europa Giappone. La battaglia per la supremazia economica nel mondo” (Mondadori 1992) con la previsione che l’Europa si preparasse a diventare il dominatore del XXI secolo, dopo la Gran Bretagna nel XIX e gli Usa nel XX secolo. Nei decenni successivi sono cambiate molte carte in tavola, che porterebbero il prof. Thurow a cambiare idea: basti ricordare la fine della pax americana con il crollo delle torri gemelle e l’avvento dell’Isis che ha sconvolto i delicati equilibri geopolitici medio-orientali (2001), l’ingresso della Cina nella Wto (ancora 2001) e la successiva rapidissima avanzata della Cina come “fabbrica del mondo”, la crisi finanziaria originata dai prestiti bancari subprime negli Usa 2008-09, la pandemia da Covid-19, la guerra Russia-Ukraina (dal 2020) e i connessi sconvolgimenti nel mercato globale delle energie fossili, la Brexit 2021 e il conseguente passaggio dalla Ue-28 alla Ue-27, l’infittirsi dei segnali di crisi climatiche che colpiscono in particolare (ma non solo) il cosiddetto Sud globale, il ritorno oggi di Trump alla Casa Bianca alla rinnovata insegna di MAGA (Make America Great Again).
A proposito di clima, si prevede che anche prima di 30-40 anni arriveranno fortissime pressioni migratorie dall’Africa settentrionale, raccogliendo flussi provenienti dall’intero continente africano e vicine regioni asiatiche verso l’Europa, pressioni che i governi europei (di destra e di sinistra) avranno enormi difficoltà a gestire.
Questi e altri eventi hanno accompagnato in giro per il mondo l’emergere prepotente dei populismi in varie forme, tutte accomunate dal rafforzarsi delle identità nazionali e regionali (etniche, religiose, culturali) e dal connesso disgregarsi delle poche forze centripedi aggregative potenzialmente capaci di formare nuove alleanze e preparare nuove egemonie politico-economiche.
Quanto alla gara per la supremazia economica e tecnologica va notato che, dopo il declino relativo degli Usa rafforzato dalla crisi 2008-09, nel primo quarto del XXI secolo la crescita della produttività per ora lavorata è stata negli Usa il triplo rispetto a quella della Ue, invertendo la tendenza emersa alla fine degli anni ’90: tema al centro del Rapporto Draghi che propone alla Ue di gettare il cuore oltre l’ostacolo arrivando a 800 miliardi all’anno di investimenti.
Da parte sua il Giappone è uscito da una prolungata stagnazione e rimane terzo al mondo dopo Usa e Cina quanto a spese in R&S. Recentemente il Giappone ha varato il progetto Rapidus per raddoppiare entro il 2027 (obiettivo alquanto azzardato) la propria capacità produttiva di semiconduttori, puntando anche a produrre chips inferiori a 5 nm.
Nel frattempo la Cina è arrivata nel 2023 a coprire una quota del 31% sulla produzione manifatturiera mondiale, partendo dal 9% del 2000.
Nel recente volume di Franco Bernabè con Paolo Pagliaro “In trappola. Ascesa e caduta delle democrazie occidentali (e come possiamo evitare la Terza guerra mondiale)”, Solferino 2024, si ricorda che ancora negli anni ’90 l’Europa aveva un terzo delle maggiori imprese mondiali, oggi ne ha meno di un quinto. L’inferiorità dell’Europa emerge nettamente limitandoci ai giganti tecnologici fra cui primeggiano i gruppi americani come Microsoft, Apple, Google, Amazon, Tesla.
A questo proposito sarà interessante vedere le mosse della nuova amministrazione americana nei confronti del capo di Tesla Elon Musk, padrone della rete satellitare Starlink. diventato apertamente grande sostenitore e consigliere di Trump. In tema di sicurezza Trump non può ignorare che Musk ha ricevuto un prestito di 1,4 miliardi di dollari da parte di banche cinesi controllate dal governo cinese per finanziare il giga-impianto di Tesla in Cina, sollevando il rischio che lo stesso governo cinese acceda a informazioni riservate sensibili per la sicurezza degli Usa.
Nel frattempo l’Europa ha firmato un accordo di 10,6 mdi di euro per costruire la rete satellitare Iris, terzo grande progetto europeo dopo Galileo e Copernicus per competere con Starlink.
Bernabè-Pagliaro concludono pessimisticamente che “la democrazia liberale sta diventando un istituto minoritario, perché il resto della popolazione mondiale convive tranquillamente con altri sistemi”. Il che non tranquillizza proprio noi europei.
fabrizio.onida@unibocconi.it